Nelle mezze stagioni e in inverno, l'uomo moderno passa generalmente la quasi totalità del suo tempo al chiuso e in estate fa di tutto per abbronzarsi il più possibile stando per ore sotto il sole cocente, magari concentrando il tutto in pochi giorni nel fine settimana.
Da parte dei medici viene data giustamente molta importanza a come proteggersi dal sole in estate, ma nessuno parla mai dell' altro lato della medaglia e cioè dei danni da insufficienza di esposizione al sole durante tutto il periodo dell'anno.
Un problema che è invece sempre più discusso nel settore della ricerca, soprattutto recentemente.
Questo principalmente perché il nostro corpo ha bisogno della luce solare per soddisfare il fabbisogno di vitamnia D. I raggi UVB a livello della cute infatti innescano una cascata di eventi che portano alla produzione di vitamina D, che può essere assunta anche con l'alimentazione ma come vedremo non in modo sufficiente.
In passato l'attenzione riguardo alla vitamina D era focalizzata soprattutto sulla sua funzione legata all'assorbimento e all'omeostasi del calcio e alla prevenzione dell'incidenza di osteoporosi e fratture.
Tuttavia crescenti evidenze hanno rilevato che la carenza di vitamina D, oltre al già noto aumento del rischio di malattie legate al metabolismo del calcio, è ora coinvolta in una serie di altre malattie, tra cui sclerosi multipla, diabete di tipo 1 e diabete di tipo 2, psoriasi, ipertensione, malattie infiammatorie intestinali, sindrome metabolica, malattie cardiovascolari, alcuni tipi di cancro (melanoma, cancro al seno, alla prostata e alle ovaie) , depressione e nel potenziale aumento del rischio di suicidio (1-3).
Al contrario una recente ricerca ha rilevato che raddoppiando l'assunzione di vitamina D è stato possibile ottenere una riduzione di circa il 20% della mortalità per malattie correlate alla carenza di vitamina D ed una riduzione fino al 17,6% della mortalità generale. Inoltre nelle popolazioni nordiche il miglioramento dell'assunzione di vitamina D può ridurre il rischio di mortalità per varie malattie tra cui cancro e malattie cardiovascolari per valori compresi tra il 19 e il 24% a seconda del paese(4). In aggiunta un altro studio molto recente ha rilevato che l'integrazione di vitamina D con dosi da 800 a 1000 UI (unità internazionali) al giorno, determinava un aumento della forza muscolare e dell'equilibrio (5).
Tuttavia oggi la deficienza di vitamina D è stata definita un problema mondiale (6). Oltre alla riduzione del tempo passato all'aperto, il problema potrebbe essere aggravato da altri fattori quali obesità, patologie epatiche e renali e dall'alimentazione, laddove il consumo di cereali integrali è stato associato ad un aumento dell'eliminazione e alla carenza di vitamina D (7-8).
Il problema della carenza di vitamina D potrebbe essersi iniziato a manifestare in seguito alla migrazione dell'uomo paleolitico dalle regioni africane, proporzionalmente all'aumento della latitudine. Con l'aumento della latitudine infatti si riduce la percentuale di UVB e cosa ancora più importante, la superficie corporea esposta al sole, a causa degli indumenti per proteggersi dal freddo. Di conseguenza la perdita della pigmentazione cutanea, potrebbe essere stato un meccanismo per ridurre o colmare la deficienza di vitamina D. Infatti la produzione di vitamina D3 a livello cutaneo in seguito all'esposizione al sole, è maggiore in individui con pelli chiare rispetto ad individui di colore. Uno studio ha rilevato che individui con pelle scura necessitano di un esposizione alla luce solare dalle 5 alle 10 volte maggiore, per produrre la stessa quantità di vitamina D che produce un individuo con pelle chiara. Un altro aspetto importante è che la produzione di vitamina D tende a diminuire con l'età, dove un individuo di 70 anni a parità di esposizione al sole produce circa il 25% di vitamina D che produce un ventenne (9). Oggi la carenza di vitamina D è aggravata dallo stile di vita indoor e ulteriormente dalla migrazione delle persone di pelle scura in regioni con maggiore latitudine. Per questo motivo è stato ipotizzato che la ragione per cui è stata rilevata un'incidenza più elevata di cancro in uomini di pelle scura, potrebbe essere dovuta alla carenza di vitamina D, che è maggiore negli individui di colore rispetto ai bianchi (10). Lo stato individuale di vitamina D si valuta attraverso la misurazione della concentrazione sierica di 25-idrossivitamina D, dove valori di 30 ng/dl sono stati definiti ottimali. Al contrario si parla di insufficienza e deficienza di vitamina D per valori rispettivamente minori di 30 ng/ml e di 20 ng/ml.
È stato determinato che per mantenere i livelli di 25-idrossivitaminaD maggiori di 30 ng/ml è necessaria una quantità giornaliera di vitamina D pari a circa 2000 UI (11), mentre molti esperti sono d’accordo nell’indicare che per prevenire la deficienza di vitamina D sono necessarie almeno 1000 UI di vitamina D al giorno (12).In figura 1 viene invece mostrato quanta se ne produce con lo stile di vita attuale.
Tuttavia crescenti evidenze hanno rilevato che la carenza di vitamina D, oltre al già noto aumento del rischio di malattie legate al metabolismo del calcio, è ora coinvolta in una serie di altre malattie, tra cui sclerosi multipla, diabete di tipo 1 e diabete di tipo 2, psoriasi, ipertensione, malattie infiammatorie intestinali, sindrome metabolica, malattie cardiovascolari, alcuni tipi di cancro (melanoma, cancro al seno, alla prostata e alle ovaie) , depressione e nel potenziale aumento del rischio di suicidio (1-3).
Al contrario una recente ricerca ha rilevato che raddoppiando l'assunzione di vitamina D è stato possibile ottenere una riduzione di circa il 20% della mortalità per malattie correlate alla carenza di vitamina D ed una riduzione fino al 17,6% della mortalità generale. Inoltre nelle popolazioni nordiche il miglioramento dell'assunzione di vitamina D può ridurre il rischio di mortalità per varie malattie tra cui cancro e malattie cardiovascolari per valori compresi tra il 19 e il 24% a seconda del paese(4). In aggiunta un altro studio molto recente ha rilevato che l'integrazione di vitamina D con dosi da 800 a 1000 UI (unità internazionali) al giorno, determinava un aumento della forza muscolare e dell'equilibrio (5).
Tuttavia oggi la deficienza di vitamina D è stata definita un problema mondiale (6). Oltre alla riduzione del tempo passato all'aperto, il problema potrebbe essere aggravato da altri fattori quali obesità, patologie epatiche e renali e dall'alimentazione, laddove il consumo di cereali integrali è stato associato ad un aumento dell'eliminazione e alla carenza di vitamina D (7-8).
Il problema della carenza di vitamina D potrebbe essersi iniziato a manifestare in seguito alla migrazione dell'uomo paleolitico dalle regioni africane, proporzionalmente all'aumento della latitudine. Con l'aumento della latitudine infatti si riduce la percentuale di UVB e cosa ancora più importante, la superficie corporea esposta al sole, a causa degli indumenti per proteggersi dal freddo. Di conseguenza la perdita della pigmentazione cutanea, potrebbe essere stato un meccanismo per ridurre o colmare la deficienza di vitamina D. Infatti la produzione di vitamina D3 a livello cutaneo in seguito all'esposizione al sole, è maggiore in individui con pelli chiare rispetto ad individui di colore. Uno studio ha rilevato che individui con pelle scura necessitano di un esposizione alla luce solare dalle 5 alle 10 volte maggiore, per produrre la stessa quantità di vitamina D che produce un individuo con pelle chiara. Un altro aspetto importante è che la produzione di vitamina D tende a diminuire con l'età, dove un individuo di 70 anni a parità di esposizione al sole produce circa il 25% di vitamina D che produce un ventenne (9). Oggi la carenza di vitamina D è aggravata dallo stile di vita indoor e ulteriormente dalla migrazione delle persone di pelle scura in regioni con maggiore latitudine. Per questo motivo è stato ipotizzato che la ragione per cui è stata rilevata un'incidenza più elevata di cancro in uomini di pelle scura, potrebbe essere dovuta alla carenza di vitamina D, che è maggiore negli individui di colore rispetto ai bianchi (10). Lo stato individuale di vitamina D si valuta attraverso la misurazione della concentrazione sierica di 25-idrossivitamina D, dove valori di 30 ng/dl sono stati definiti ottimali. Al contrario si parla di insufficienza e deficienza di vitamina D per valori rispettivamente minori di 30 ng/ml e di 20 ng/ml.
È stato determinato che per mantenere i livelli di 25-idrossivitaminaD maggiori di 30 ng/ml è necessaria una quantità giornaliera di vitamina D pari a circa 2000 UI (11), mentre molti esperti sono d’accordo nell’indicare che per prevenire la deficienza di vitamina D sono necessarie almeno 1000 UI di vitamina D al giorno (12).In figura 1 viene invece mostrato quanta se ne produce con lo stile di vita attuale.
Figura 1- Quantità media di vitamina D3 prodotta giornalmente da lavoratori indoor, uomini e donne di età compresa tra 22 e 40 anni, nei momenti extralavorativi passati all'aperto (18). A = latitudine > 45° nord B = latitudine maggiore di 35° sud Pelle tipo II = pelle chiara Pelle tipo V = pelle scura |
Di contro gli effetti positivi dei raggi UVB sono contemporaneamente bilanciati dai loro effetti negativi consistenti nell’aumento del rischio di melanoma. Pertanto un’eccessiva esposizione al sole aumenta il rischio di cancro. Tuttavia paradossalmente l'incidenza di melanoma è aumentata a partire dagli anni 70, proprio in coincidenza all'ampio utilizzo di creme di protezione solare (13). Inoltre individui che lavorano in ambienti chiusi e che si espongono al sole per poco tempo, ma in modo intermittente, presentano la stessa incidenza di melanoma di individui che lavorano all’aperto, nonostante questi ultimi siano dalle 3 alle 10 volte più
esposti ai raggi UVB (14). Al contrario un esposizione regolare ma moderata alla luce solare aumenta il tasso di sopravvivenza in pazienti affetti da melanoma (15). Pertanto evitare l’esposizione ai raggi UVB, ad esempio mediante il continuo utilizzo di creme di protezione può aumentare l'incidenza e la mortalità di malattie correlate alla deficienza di vitamina D tra cui il melanoma.
Ciò che è importante è esporsi al sole in modo regolare durante tutto il periodo dell’anno ed evitare le bruciature e l’eccessiva esposizione durante il periodo estivo.Qualora non sia possibile passare sufficiente tempo all’aperto, è necessario assumere la vitamina D per via orale, ma viste le basse quantità contenute negli alimenti (Tab. 11) non è generalmente possibile raggiungere le quantità raccomandate tramite la sola alimentazione. Pertanto in questo caso per prevenirne la carenza è opportuno ricorrere all’integrazione. Comunque, mentre l'esposizione al sole anche se prolungata, non determina tossicità da vitamina D (16), dosi eccessive di vitamina D assunte per via orale sono invece tossiche. Inoltre l'esposizione al sole mantiene i livelli sierici di 25-idrossivitamina D più a lungo, di quanto faccia la
vitamina D assunta per via orale (17).
Tabella 1- Contenuto in vitamina D in alcuni cibi (19). |
Bibliografia
Brennan, The Potential Role of Vitamin D Enhanced Foods in Improving Vitamin D Status,
Nutrients 2011, 3, 1023-1041
(2) Tariq MM, Streeten EA, Smith HA, Sleemi A, Khabazghazvini B, Vaswani D,
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doses of adult Americans
and vitamin D3 production, Dermato-Endocrinology 2011; 243-250
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vitamin D levels. Eur. J. Clin. Nutr. 2011, 65, 1016–1026
(5) Muir SW, Montero-Odasso M. Effect of vitamin D supplementation on muscle
strength, gait and balance in older adults: a systematic review and meta-analysis. J Am
Geriatr Soc. 2011 Dec;59(12):2291-300
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1688S
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exposure and mortality from melanoma. JNCI 2005; 97:195-9.
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Hunter Gatherer: A Prescription for Organic Physical Fitness, Progress in Cardiovascular
Diseases 53 2011, p. 475
(18) Dianne E. Godar, Stanley J. Pope, William B. Grant, Michael F. Holick, Solar UV
doses of adult Americans and vitamin D3 production, Dermato-Endocrinology 2011; 243-
250
(19) Louise O’Mahony, Magdalena Stepien, Michael J. Gibney, Anne P. Nugent, Lorraine
Brennan, The Potential Role of Vitamin D Enhanced Foods in Improving Vitamin D Status,
Nutrients 2011, 3, 1023-1041