Moltissimi aspetti devono essere ancora chiariti, intanto i risultati della ricerca sull' applicazione dell'ipotesi evoluzionistica si stanno verificando sorprendenti e hanno permesso di confermarne le grandi potenzialità nella prevenzione di alcune tra le principali malattie croniche, ottenendo risultati addirittura migliori rispetto alle principali diete maggiormente raccomandate.
1.
In uno studio controllato-randomizzato, 29 soggetti con
cardiopatia ischemica e intolleranza al glucosio o diabete di tipo 2, sono
stati suddivisi in due gruppi, rispettivamente di 14 e 15 individui. Il primo
gruppo ha seguito una dieta paleolitica
a base di carne magra, pesce, frutta, verdura, radici, uova e noci per
un periodo di tempo di 12 settimane, mentre il secondo ha seguito la
tradizionale dieta mediterranea a base di cereali integrali, prodotti
lattiero-caseari magri, pesce, oli, margarine, frutta e verdura, per lo stesso
periodo di tempo. Alle fine delle 12 settimane, nel gruppo paleolitico è stata
riscontrata una diminuzione del 28% dell'area sotto la curva (AUC) della
concentrazione plasmatica di glucosio, in seguito alla somministrazione del
test di tolleranza al glucosio (OGTT), dove invece nel gruppo di riferimento
(nutrito secondo la dieta mediterranea), l’AUC della concentrazione plasmatica
di glucosio era diminuita del 10%. Anche la riduzione dell'AUC dell'insulina
era significativamente maggiore nel gruppo paleolitico. Inoltre sempre in
seguito alle 12 settimane, nel gruppo paleolitico è stata riscontrata una
riduzione del 36% della concentrazione plasmatica di glucosio dopo 2 ore, a
differenza del 7% nel gruppo di riferimento. Infine al termine del periodo di
osservazione nel gruppo di consenso, 5 individui avevano ancora il diabete
mentre i valori erano tornati alla normalità in tutti i componenti del gruppo
paleolitico. L'ampio miglioramento della tolleranza al glucosio nel gruppo
paleolitico era indipendente dall'energia assunta e dalla composizione in
macronutrienti, suggerendo che l'esclusione dei cibi post-agricoltura è più
importante del contare le calorie e i macronutrienti. Gli autori concludono che
le diete sane a base di cereali integrali e prodotti lattiero-caseari magri,
sono solo la seconda scelta migliore nella prevenzione e nel trattamento del
diabete di tipo 2 ([i]).
2.
Un altro studio controllato-randomizzato su 13 soggetti
affetti da diabete di tipo 2, suddivisi rispettivamente in un gruppo di 7
individui (a cui è stata somministrata una dieta paleolitica per 3 mesi) e in un
secondo gruppo di 6 individui (a cui è stata somministrata una dieta
tradizionale per diabetici ugualmente
per un periodo di 3 mesi), ha rilevato
una riduzione della proteina C-reattiva ed un maggior miglioramento del controllo
glicemico e di diversi fattori di rischio cardiovascolari tra cui diminuzione
dei trigliceridi, pressione arteriosa, peso corporeo, IMC, circonferenza vita e
aumento del colesterolo HDL nel gruppo che seguiva la dieta paleolitica,
rispetto al gruppo di riferimento che seguiva una dieta tradizionale per
diabetici ([ii]). Inoltre i 3 mesi di osservazione sono stati seguiti
da altri 3 mesi in cui sono stati rispettivamente invertiti i modelli
alimentari in entrambi i gruppi, dove al gruppo nutrito durante le 12 settimane
precedenti con la dieta paleolitica è stata applicata la dieta tradizionale per
diabetici e viceversa.
Ebbene l'applicazione della dieta per diabetici nel gruppo paleolitico ha determinato negli ultimi 3 mesi il peggioramento di tutti i fattori di rischio, mentre al contrario la dieta paleolitica nel gruppo tradizionale ha determinato il miglioramento di tutti i parametri esaminati.
Ebbene l'applicazione della dieta per diabetici nel gruppo paleolitico ha determinato negli ultimi 3 mesi il peggioramento di tutti i fattori di rischio, mentre al contrario la dieta paleolitica nel gruppo tradizionale ha determinato il miglioramento di tutti i parametri esaminati.
3.
Osterdahl et al. hanno applicato la dieta
paleolitica in 14 soggetti volontari sani. In seguito ad un periodo di tre
settimane è stata riscontrata una riduzione del peso corporeo di 2,3 kg, una riduzione del
BMI di 0,8 kg/m2, riduzione della circonferenza vita di 0,5 cm, riduzione della
pressione sistolica di 3 mm
Hg e riduzione del 72% del PAI-1. Inoltre in questo caso la dieta paleolitica
ha determinato la riduzione del 36% dell'introito energetico, con un
miglioramento del profilo lipidico,
degli antiossidanti e del rapporto
sodio/potassio ([iii]).
4.
In uno studio non controllato Frassetto et al. hanno rilevato in seguito a 10
giorni di nutrizione paleolitica, un significativo miglioramento della
pressione e della distensibilità arteriosa, della tolleranza al glucosio
insieme alla diminuzione della secrezione di insulina, all'ampia riduzione del
colesterolo LDL e dei trigliceridi in 9 individui sedentari sani ([iv]).
5. In uno studio
controllato-randomizzato ([v]), 29 soggetti con cardiopatia ischemica,
diabete di tipo 2 o intolleranza al glucosio e circonferenza vita > 94cm,
sono stati suddivisi in due gruppi rispettivamente di 14 e 15 individui, dove è
stata applicata ad libitum nel primo
gruppo la dieta paleolitica (a base di carne magra, pesce, uova, frutta verdura
radici e noci) e nel secondo la dieta mediterranea tradizionale (a base di
cereali integrali, prodotti lattiero-caseari magri, frutta, verdura oli e
margarine) per un periodo di tempo di 12 settimane. I risultati hanno rilevato
un maggior effetto saziante, con una conseguente minore assunzione energetica
quotidiana nel gruppo paleolitico rispetto al gruppo mediterraneo. In questo
studio sono stati monitorati anche i livelli di leptina dove si sono ridotti
del 31% nel gruppo paleolitico contro il 18% nel gruppo mediterraneo. Anche se
la differenza tra i due gruppi in tali termini non era particolarmente
rilevante, il confronto diventava maggiormente significativo escludendo un
componente del gruppo paleolitico che a differenza degli altri assumeva più
cereali. Inoltre la riduzione della leptina era inversamente proporzionale alla
quantità di cereali assunti anche nel gruppo mediterraneo.
6.
Un altro studio ha rilevato gli effetti di un ritorno
allo stile di vita dei
cacciatori-raccoglitori tradizionali aborigeni, in aborigeni
urbanizzati, sedentari in sovrappeso e affetti da diabete. In seguito ad un
periodo di 7 settimane, è stata riscontrata una riduzione del 10% del peso
corporeo insieme al miglioramento della
sensibilità all'insulina e ad una marcata riduzione della concentrazione
plasmatica dei trigliceridi ([vi]).
BIBLIOGRAFIA
([i]) Lindeberg S, Jonsson T, Granfeldt Y,
Borgstrand E, Soffman J, Sjostrom K, Ahren B: A Palaeolithic diet improves
glucose tolerance more than a Mediterranean-like diet in individuals with ischaemic
heart disease. Diabetologia 2007, 50(9):1795-1807.
([ii]) Jönsson et
al. Beneficial effects of a Paleolithic diet on cardiovascular risk factors
in type 2 diabetes: a randomized cross-over pilot study, Cardiovascular
Diabetology 2009, 8:35
([iii]) Osterdahl M, Kocturk T, Koochek A, Wändell PE.
Effects of a short-term intervention with a paleolithic diet in healthy
volunteers. Eur J Clin Nutr. 2008 May;62(5):682-5.
([iv]) Frassetto LA, Schloetter M, Mietus-Synder M,
Morris RC Jr, Sebastian A. Metabolic and physiologic improvements from
consuming a paleolithic, hunter-gatherer type diet. Eur J Clin Nutr. 2009
(8):947-55
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