giovedì 2 gennaio 2014

Il momento della verità - discordanza evoluzionistica - finale - (rubrica scientifica)







Moltissimi aspetti devono essere ancora chiariti, intanto i risultati della ricerca sull' applicazione dell'ipotesi evoluzionistica si stanno verificando sorprendenti e hanno permesso di confermarne le grandi potenzialità nella prevenzione di alcune tra le principali malattie croniche, ottenendo risultati addirittura migliori rispetto alle principali diete maggiormente raccomandate.




1.      In uno studio controllato-randomizzato, 29 soggetti con cardiopatia ischemica e intolleranza al glucosio o diabete di tipo 2, sono stati suddivisi in due gruppi, rispettivamente di 14 e 15 individui. Il primo gruppo ha seguito una dieta paleolitica  a base di carne magra, pesce, frutta, verdura, radici, uova e noci per un periodo di tempo di 12 settimane, mentre il secondo ha seguito la tradizionale dieta mediterranea a base di cereali integrali, prodotti lattiero-caseari magri, pesce, oli, margarine, frutta e verdura, per lo stesso periodo di tempo. Alle fine delle 12 settimane, nel gruppo paleolitico è stata riscontrata una diminuzione del 28% dell'area sotto la curva (AUC) della concentrazione plasmatica di glucosio, in seguito alla somministrazione del test di tolleranza al glucosio (OGTT), dove invece nel gruppo di riferimento (nutrito secondo la dieta mediterranea), l’AUC della concentrazione plasmatica di glucosio era diminuita del 10%. Anche la riduzione dell'AUC dell'insulina era significativamente maggiore nel gruppo paleolitico. Inoltre sempre in seguito alle 12 settimane, nel gruppo paleolitico è stata riscontrata una riduzione del 36% della concentrazione plasmatica di glucosio dopo 2 ore, a differenza del 7% nel gruppo di riferimento. Infine al termine del periodo di osservazione nel gruppo di consenso, 5 individui avevano ancora il diabete mentre i valori erano tornati alla normalità in tutti i componenti del gruppo paleolitico. L'ampio miglioramento della tolleranza al glucosio nel gruppo paleolitico era indipendente dall'energia assunta e dalla composizione in macronutrienti, suggerendo che l'esclusione dei cibi post-agricoltura è più importante del contare le calorie e i macronutrienti. Gli autori concludono che le diete sane a base di cereali integrali e prodotti lattiero-caseari magri, sono solo la seconda scelta migliore nella prevenzione e nel trattamento del diabete di tipo 2 ([i]).


2.      Un altro studio controllato-randomizzato su 13 soggetti affetti da diabete di tipo 2, suddivisi rispettivamente in un gruppo di 7 individui (a cui è stata somministrata una dieta paleolitica per 3 mesi) e in un secondo gruppo di 6 individui (a cui è stata somministrata una dieta tradizionale per diabetici  ugualmente per un periodo di 3 mesi),  ha rilevato una riduzione della proteina C-reattiva ed un maggior miglioramento del controllo glicemico e di diversi fattori di rischio cardiovascolari tra cui diminuzione dei trigliceridi, pressione arteriosa, peso corporeo, IMC, circonferenza vita e aumento del colesterolo HDL nel gruppo che seguiva la dieta paleolitica, rispetto al gruppo di riferimento che seguiva una dieta tradizionale per diabetici ([ii]). Inoltre  i 3 mesi di osservazione sono stati seguiti da altri 3 mesi in cui sono stati rispettivamente invertiti i modelli alimentari in entrambi i gruppi, dove al gruppo nutrito durante le 12 settimane precedenti con la dieta paleolitica è stata applicata la dieta tradizionale per diabetici e viceversa.
     Ebbene l'applicazione della dieta per diabetici nel gruppo paleolitico ha determinato negli ultimi 3 mesi il peggioramento di tutti i fattori di rischio, mentre al contrario la dieta paleolitica nel gruppo tradizionale ha determinato il miglioramento di tutti i parametri esaminati.


3.      Osterdahl et al. hanno applicato la dieta paleolitica in 14 soggetti volontari sani. In seguito ad un periodo di tre settimane è stata riscontrata una riduzione del peso corporeo di 2,3 kg, una riduzione del BMI di 0,8 kg/m2, riduzione della circonferenza vita di 0,5 cm, riduzione della pressione sistolica di 3 mm Hg e riduzione del 72% del PAI-1. Inoltre in questo caso la dieta paleolitica ha determinato la riduzione del 36% dell'introito energetico, con un miglioramento del  profilo lipidico, degli antiossidanti  e del rapporto sodio/potassio ([iii]).


4.      In uno studio non controllato Frassetto et al. hanno rilevato in seguito a 10 giorni di nutrizione paleolitica, un significativo miglioramento della pressione e della distensibilità arteriosa, della tolleranza al glucosio insieme alla diminuzione della secrezione di insulina, all'ampia riduzione del colesterolo LDL e dei trigliceridi in 9 individui sedentari sani ([iv]).


5.  In uno studio controllato-randomizzato ([v]), 29 soggetti con cardiopatia ischemica, diabete di tipo 2 o intolleranza al glucosio e circonferenza vita > 94cm, sono stati suddivisi in due gruppi rispettivamente di 14 e 15 individui, dove è stata applicata ad libitum nel primo gruppo la dieta paleolitica (a base di carne magra, pesce, uova, frutta verdura radici e noci) e nel secondo la dieta mediterranea tradizionale (a base di cereali integrali, prodotti lattiero-caseari magri, frutta, verdura oli e margarine) per un periodo di tempo di 12 settimane. I risultati hanno rilevato un maggior effetto saziante, con una conseguente minore assunzione energetica quotidiana nel gruppo paleolitico rispetto al gruppo mediterraneo. In questo studio sono stati monitorati anche i livelli di leptina dove si sono ridotti del 31% nel gruppo paleolitico contro il 18% nel gruppo mediterraneo. Anche se la differenza tra i due gruppi in tali termini non era particolarmente rilevante, il confronto diventava maggiormente significativo escludendo un componente del gruppo paleolitico che a differenza degli altri assumeva più cereali. Inoltre la riduzione della leptina era inversamente proporzionale alla quantità di cereali assunti anche nel gruppo mediterraneo.


6.      Un altro studio ha rilevato gli effetti di un ritorno allo stile di vita dei  cacciatori-raccoglitori tradizionali aborigeni, in aborigeni urbanizzati, sedentari in sovrappeso e affetti da diabete. In seguito ad un periodo di 7 settimane, è stata riscontrata una riduzione del 10% del peso corporeo insieme al  miglioramento della sensibilità all'insulina e ad una marcata riduzione della concentrazione plasmatica dei trigliceridi ([vi]).






BIBLIOGRAFIA


([i]) Lindeberg S, Jonsson T, Granfeldt Y, Borgstrand E, Soffman J, Sjostrom K, Ahren B: A Palaeolithic diet improves glucose tolerance more than a Mediterranean-like diet in individuals with ischaemic heart disease. Diabetologia 2007, 50(9):1795-1807.


([ii]) Jönsson et al. Beneficial effects of a Paleolithic diet on cardiovascular risk factors in type 2 diabetes: a randomized cross-over pilot study, Cardiovascular Diabetology 2009, 8:35


([iii]) Osterdahl M, Kocturk T, Koochek A, Wändell PE. Effects of a short-term intervention with a paleolithic diet in healthy volunteers. Eur J Clin Nutr. 2008 May;62(5):682-5.


([iv]) Frassetto LA, Schloetter M, Mietus-Synder M, Morris RC Jr, Sebastian A. Metabolic and physiologic improvements from consuming a paleolithic, hunter-gatherer type diet. Eur J Clin Nutr. 2009 (8):947-55


([v]) Jönsson et al. A paleolithic diet is more satiating per calorie than a mediterranean-like diet in individuals with ischemic heart disease  Nutrition & Metabolism 2010, 7-85


([vi]) O'Dea K. Marked improvement in carbohydrate and lipid metabolism in diabetic Australian aborigines after temporary reversion to traditional lifestyle. Diabetes. 1984 Jun;33(6):596-603.




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