giovedì 2 gennaio 2014

Sale - Discordanza evoluzionistica - Alimentazione 08








L’Organizzazione Mondiale della Sanità, raccomanda di non consumare più di 5 g al giorno di sale, un target ancora lontano visto che il consumo abituale di sale nelle società occidentalizzate è generalmente maggiore di 10 g al giorno. 
Tuttavia è stato chiaramente dimostrato che un elevato consumo di sale è associato ad una maggior incidenza di ictus ed eventi cardiovascolari ([i]).
Le malattie cardiovascolari rappresentano la prima causa di morte tra le persone oltre i 60 anni e la seconda  tra gli individui di età compresa tra i 15 e i 59 anni.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, il 62% dei casi di ictus e il 49% delle malattie coronariche sono attribuite all’ipertensione.
Per questo motivo la riduzione del consumo di sale, può essere un fattore determinante, visto che per il suo eccessivo apporto di sodio è stato direttamente correlato all’ipertensione.


Questo significa che con la sola restrizione  del consumo di sale, a livello mondiale si potrebbe avere una riduzione della morte di circa 3 milioni di individui per malattie cardiovascolari e più di 250 mila per ictus ([ii]).
Più precisamente è il rapporto sodio/potassio ad essere alterato; si assume troppo sodio (cibi preconfezionati, aggiunta di sale) e troppo poco potassio, visto che generalmente non vengono assunte frutta e verdura a sufficienza.




Questa è una condizione nuova, infatti gli uomini del paleolitico non utilizzavano il sale per condire gli alimenti, eccetto quello che naturalmente era presente nei pesci e frutti di mare pescati lungo le coste.
Pertanto, il sodio contenuto negli alimenti era sufficiente a garantire il  fabbisogno ([iv]).
Anche se i fattori di rischio dell’ipertensione sono molteplici, è interessante notare i valori di pressione arteriosa  rilevati in alcune società di cacciatori raccoglitori (Tab.7).






Tabella 7- Pressione sistolica(SBP) e diastolica(DBP) all’età di 40-60 anni in cacciatori raccoglitori e orticoltori (mm Hg) ([v]).



In particolare negli indiani Yanomamo, una tribù non civilizzata fino a poco tempo fa, che viveva nelle foreste tropicali del sud America e non usava il sale, i valori di pressione arteriosa non aumentavano con l’età (Tab.8), un fenomeno che invece è considerato fisiologico nelle società civilizzate (Fig.16).
Un altro effetto del sale è che si comporta come acidificante e quindi potrebbe contribuire in parte all’ acidosi metabolica di basso grado, che a lungo andare potrebbe essere responsabile degli effetti negativi descritti in precedenza.


Tabella 8-pressione arteriosa rilevata negli indiani Yanomano ([vi]).




 Fig.-16


 BIBLIOGRAFIA





([i]) Pasquale Strazzullo et al., Salt intake, stroke, and cardiovascular disease: metaanalysis of prospective studies, BMJ 2009;339:b4567 pag. 1-9


([ii]) Pasquale Strazzullo et al., Salt intake, stroke, and cardiovascular disease: metaanalysis of prospective studies, BMJ 2009;339:b4567 pag. 5-10


([iii]) U . S . Departement of Healt and Human Services, The Seventh Report of the Joint National Committee on Prevention, Detection, Evaluation, and Treatment of High Blood Pressure, NIH Publication No. 04-5230 August 2004, p.12


([iv]) WJ Oliver, EL Cohen and JV Neel, Blood pressure, sodium intake, and sodium related hormones in the Yanomamo Indians, a "no-salt" culture, Circulation 1975, 52: pag 151


([v]) Carrera-Bastos et al, The western diet and lifestyle and diseases of civilization Research Reports in Clinical Cardiology 2011:2, pag. 16


([vi]) WJ Oliver, EL Cohen and JV Neel, Blood pressure, sodium intake, and sodium related hormones in the Yanomamo Indians, a "no-salt" culture,
Circulation 1975, p.148

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