L’Organizzazione
Mondiale della Sanità, raccomanda di non consumare più di 5 g al giorno di sale, un
target ancora lontano visto che il consumo abituale di sale nelle società
occidentalizzate è generalmente maggiore di 10 g al giorno.
Tuttavia è stato
chiaramente dimostrato che un elevato consumo di sale è associato ad una
maggior incidenza di ictus ed eventi cardiovascolari ([i]).
Le malattie
cardiovascolari rappresentano la prima causa di morte tra le persone oltre i 60
anni e la seconda tra gli individui di
età compresa tra i 15 e i 59 anni.
Secondo
l’Organizzazione Mondiale della Sanità, il 62% dei casi di ictus e il 49% delle
malattie coronariche sono attribuite all’ipertensione.
Per questo
motivo la riduzione del consumo di sale, può essere un fattore determinante,
visto che per il suo eccessivo apporto di sodio è stato direttamente correlato
all’ipertensione.
Questo
significa che con la sola restrizione
del consumo di sale, a livello mondiale si potrebbe avere una riduzione
della morte di circa 3 milioni di individui per malattie cardiovascolari e più
di 250 mila per ictus ([ii]).
Più
precisamente è il rapporto sodio/potassio ad essere alterato; si assume troppo
sodio (cibi preconfezionati, aggiunta di sale) e troppo poco potassio, visto
che generalmente non vengono assunte frutta e verdura a sufficienza.
Questa è una
condizione nuova, infatti gli uomini del paleolitico non utilizzavano il sale
per condire gli alimenti, eccetto quello che naturalmente era presente nei
pesci e frutti di mare pescati lungo le coste.
Pertanto, il
sodio contenuto negli alimenti era sufficiente a garantire il fabbisogno ([iv]).
Anche se i
fattori di rischio dell’ipertensione sono molteplici, è interessante notare i
valori di pressione arteriosa rilevati
in alcune società di cacciatori raccoglitori (Tab.7).
Tabella 7- Pressione sistolica(SBP) e diastolica(DBP) all’età di 40-60 anni in
cacciatori raccoglitori e orticoltori (mm Hg) ([v]).
In particolare
negli indiani Yanomamo, una tribù non civilizzata fino a poco tempo fa, che
viveva nelle foreste tropicali del sud America e non usava il sale, i valori di
pressione arteriosa non aumentavano con l’età (Tab.8), un fenomeno che invece è
considerato fisiologico nelle società civilizzate (Fig.16).
Un altro
effetto del sale è che si comporta come acidificante e quindi potrebbe
contribuire in parte all’ acidosi metabolica di basso grado, che a lungo andare
potrebbe essere responsabile degli effetti negativi descritti in precedenza.
Tabella 8-pressione arteriosa rilevata negli indiani Yanomano ([vi]).
Fig.-16
BIBLIOGRAFIA
([i]) Pasquale Strazzullo et al., Salt intake, stroke, and cardiovascular disease:
metaanalysis of prospective studies, BMJ 2009;339:b4567 pag. 1-9
([ii]) Pasquale Strazzullo et al., Salt intake, stroke, and cardiovascular disease:
metaanalysis of prospective studies, BMJ 2009;339:b4567 pag. 5-10
([iii]) U . S . Departement of Healt and Human
Services, The Seventh Report of the Joint National Committee on Prevention,
Detection, Evaluation, and Treatment of High Blood Pressure, NIH Publication
No. 04-5230 August 2004, p.12
([iv]) WJ Oliver, EL Cohen and JV Neel, Blood
pressure, sodium intake, and sodium related hormones in the Yanomamo Indians, a
"no-salt" culture, Circulation 1975, 52: pag 151
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